Geremia de' Geremei, settantenne, usuraio, bruttissimo, lercio, ricco e tirchio, cinico ed ironico, ha un rapporto morboso, ossessivo, malato con qualsiasi cosa. Con la madre, il padre, i soldi, le donne, insomma con la vita. Per questo, pensa di essere solo. E invece non è solo. Sono tutti come lui. Siamo tutti come lui.
Titolo originale | |
Regia | Paolo Sorrentino |
Cast | Giacomo Rizzo, Laura Chiatti, Fabrizio Bentivoglio, Gigi Angelillo, Emiliano De Marchi |
Genere | Drammatico |
Anno | 2006 |
Durata | 110' / 10 Novembre 2006 |
Prod | Italia |
Produzione | Fandango, Indigo Film, Babe Films, Medusa Film, SKY |
Distribuzione | Medusa |
Sitoweb | www.medusa.it/lamicodifamiglia/ |
Sorrentino e' uno delle giovani speranze per il nostro cinema. I suoi film precedenti,L'UOMO IN PIU' e LE CONSEGUENZE DELL'AMORE,sono davvero buoni e pieni zeppi di un talento visivo non comune. Con questa sua terza opera il giovane regista sceglie la strada difficile del grottesco ed a tratti del surreale,finendo cosi' per dare una grande prova tecnico-visiva ,ma lasciando un po' troppa "liberta'" alla narrazione,che a tratti si incarta su se stessa. Notevole la prova del protagonista,Giacomo Rizzo - che ricordiamo come abitue' del nostro cinemaccio di genere anni'70... - che delinea un personaggio laido,crudele,orrendo seppur con uno strano senso della bonta' - e quando piange d'amore si trasforma in una maschera quasi commovente nela sua non-bellezza.. - e che incarna perfettamente cosa l'italia sia divenuta negli ultimi 50 anni - non a caso l'azione si svolge su L'agro Pontino,la zona piu' fascista che ci sia.. -. Eppoi ci sono i soldi ,che tutti vogliono. Chi per potersi fare una liposuzione,chi per acquisire titoli nobiliari,chi per giocare al lotto e chi perche' deve organizzare il matrimonio della figlia . E qui la descrizione del regista di cosa siamo divenuti e' aperta,non piu' grottesca. Siamo presi dall'apparire,dal consumismo,dalla voglia di rivalsa verso il mondo intero e siamo anche esseri che per il dio denaro sono disposti a fare qualnque cosa. Ottima anpoi l'interpretazione di Bentivoglio e grandiosa la presenza scenica della stupenda Laura Chiatti. Da segnalare anche la bellissima fotografia di Luca Bigazzi,che dona al film - assieme ad una buona anche se troppo onnipresente colonna sonora.. - un'atmosfera degna dei classici. Un film formalmente splendido,tecnicamente ineccepibile,che a tratti si perde per strada ma che non delude le aspettative - anche se LE CONSEGUENZE DELL'AMORE e' di una spanna sopra.. - di chi cerca un cinema diverso dal solito, non buonista e sciatto come il 90% del nostro cinema. Federico Frusciante
Di nuovo. E’ sconcertante la totale assenza di umanità che Sorrentino attribuisce ai suoi personaggi, qua (volutamente?) stereotipati e (in)volontariamente caricaturali. “L’amico di famiglia” è l’ulteriore dimostrazione del talento falsamente autoriale del regista, in stato di grazia solamente in occasione del suo secondo lungometraggio “Le conseguenze dell’Amore”, incredibilmente sorprendente. Questa pellicola è ridicola e scontata, il ritratto ipocrita e cinico della società italiota non aggiunge nulla di nuovo, tutto è risaputo all’inverosimile. Le sfumature grottesche si rivelano superflue e poco incisive, per essere un film di denuncia è poco coraggioso. Nonostante la convincente interpretazione di Giacomo Rizzo, viscido e carogna al punto giusto, paradigma di un Italietta spietata e ignorante. Nulla è quel che sembra ed il mondo in fin dei conti è un teatrino di marionette: questa è la tesi che avvalla Sorrentino. Cose già viste e sentite. Non c’è certamente bisogno di lui per poter affermare che il sistema è marcio e che le nefandezze si celano ovunque: e “L’amico di famiglia” non è lo specchio migliore dell’italiota medio, ma solo uno sfogo mal riuscito di esternare le proprie frustrazioni. Una cosa è sicura: non c’è bisogno che Laura Chiatti si atteggi a ragazza snob per imprimere più realismo al suo personaggio. Già è snob, e quell’aria insopportabile da ereditiera amante dello shopping in via dei Condotti non gliela leva nessuno. Una domanda: non è forse un paradosso far interpretare il ruolo di un surrogato paratelevisivo ad un vero e proprio surrogato paratelevisivo? Paolo Sorrentino è oramai inesorabilmente prigioniero delle stesse ossessioni che espone con veemenza nelle sue opere. Autocompiaciuto. Manierista all’esasperazione.Marco Sorrentino