Ricomincio da capo

Ricomincio da capo è un grande film, senza la minima esagerazione. La storia è nota: Phil Connor (Bill Murray), meteorologo televisivo, giunge insieme al suo esiguo staff nell’allegra cittadina di Punxsutawney, in Pennsylvania, per realizzare un servizio sulla tradizionale “festa della marmotta”. E’ il 2 febbraio. Le mattine seguenti al suonare della sveglia, Phil si accorgerà di rivivere sempre la stessa giornata. Grande Harold Ramis, che riesce a trasformare in commedia un argomento tragico come il fermarsi del tempo. Il ciclico ripetersi della vita che circoscrive un’esistenza rendendola “prigioniera di sé stessa”, legandola ad un incantesimo senza apparenti motivazioni. All’inizio Phil ci prenderà gusto, facendo le azioni più maldestre, villane e peccaminose che abbia mai commesso in vita sua, cercando il più possibile di affondare nella mediocrità assoluta, con la certezza che tanto quella giornata si sarebbe riavvolta, e con essa gli avvenimenti che l’ hanno caratterizzata. Ricomincio da capo, uscito abbastanza in sordina nel lontano 1993 e accolto freddamente dalla critica, è da considerare una perfetta metafora sull’ “impossibilità di vivere”, una lotta per rivendicare il proprio diritto d’appartenenza al mondo. Un ineffabile scherzo del Destino, come se si compiacesse da divertito spettatore ad assistere a tutto ciò, constatandone il danno procurato. Ma in questa terribile punizione s’intravede un’eccezionale possibilità concessa allo sfortunato uomo: quella di MIGLIORARE. Il totale annichilimento dei suoi peggiori difetti, la riscoperta di sé stesso attraverso una serie di benevoli gesti, affettuosi e sinceri comportamenti al fine di instaurare in lui un clima di benessere interiore allontanando per sempre l’egoismo e l’indifferenza. E la chiave per raggiungere tutto ciò è semplicemente l’AMORE nella sua forma più pura, il quale con la sua dirompente forza spezza le barriere dell’incantesimo, regalando un sospirato “happy end”. Ricomincio da capo è un film morale e non moralista, divertente e significativo, dai leggeri toni quasi fiabeschi e dai risvolti sentimentali che non affiorano mai nella melensaggine. Regia briosa, di grande rilievo l’interpretazione di Bill Murray che con la sua impagabile fisicità espressiva e l’infinito senso dell’umorismo offre diverse sfaccettature al personaggio. Da notare la presenza della neve nel corso della visione che contribuisce al significato finale, donando col suo naturale candore un’atmosfera purificatrice e serena.Marco Sorrentino